LA VEDOVA ALLEGRA / Teatro Carlo Felice di Genova 2021/22

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La vedova allegra

Operetta in tre parti di Franz Lehár

Libretto di Victor Léon e Leo Stein
dalla commedia L’Attaché d’ambassade di Henri Meilhac

Nuovo Allestimento del Teatro Carlo Felice
Prima assoluta della nuova traduzione italiana e adattamento drammaturgico di Luca Micheletti
Versione ritmica realizzata in collaborazione con Elisa Balbo

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Personaggi e interpreti

Hanna Glawari  Elisa Balbo / Valentina Mastrangelo
Conte Danilo Danilowitsch  Luca Micheletti / Michele Patti
Valencienne  Francesca Benitez / Luisa Kurtz
Camille de Rossillon  Pietro Adaíni / Emanuele D’Aguanno
Barone Mirko Zeta  Filippo Morace
Njegus  Ciro Masella/Valter Schiavone
Visconte de Cascada  Claudio Ottino
Raoul de St. Brioche  Manuel Pierattelli
Kromow  Giuseppe Palasciano / Fabrizio Angelini
Olga  Maria Grazia Stante / Francesca Zaira Tripaldi
Bogdanowitsch  Luigi Maria Barilone
Sylviane  Kamelia Kader
Pritschitsch  Alessandro Busi
Praskowia  Letizia Bertoldi
Maître Chez Maxim  Valter Schiavone / Francesco Martucci / Tiziano Edini
Zozo  Federica Sardella

Les Grisettes: Michela Delle Chiaie, Ginevra Grossi, Erika Mariniello, Marta Melchiorre, Matilde Pellegri, Monica Ruggeri
Danzatori: Cristian Catto, Giovanni Enani Di Tizio, Tiziano Edini, Robert Ediogu, Matteo Francia, Samuel Moretti, Andrea Spata

Maestro concertatore e direttore Asher Fisch Giuseppe Finzi
Regia Luca Micheletti
Scene e Costumi Leila Fteita
Coreografo Fabrizio Angelini
Progetto Luci Luciano Novelli
Luci realizzate da Fabrizio Ballini

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice

Maestro del Coro Francesco Aliberti

Assistenti alla regia Francesco MartucciLuigi Maria Barilone, assistente a scene e costumi Laura Galmarini, assistente alla coreografia Marta Melchiorre, coordinatore trucco Raul Ivaldi, attrezzeria E. Rancati e Teatro Carlo Felice, costumi Compagnia Italiana della Moda e del Costume e Repertorio del Teatro Carlo Felice, calzature Epoca, parrucche Mario Audello (Torino)

 

«Lo spettacolo si impernia su due assi portanti dalle molteplici declinazioni: da un lato, il “giro di valzer” come simbolo di un’epoca; dall’altro, il tema del teatro come scintillante rifugio fuori dal mondo. Siamo in un universo in cui, innanzitutto, ogni cosa gira costantemente: una società-carillon che celebra se stessa nel rituale girotondo che Schnitzler elevò a simbolo dell’intero secolo dando alle stampe il suo Reigen proprio nel 1900. Non ci si può fermare: c’è una legge che condanna alla leggerezza. Allo stesso modo, non si può far sul serio: ed ecco il tema del teatro, del continuo mutare e scambiarsi ruolo, maschera, status, opinione.»   Luca Micheletti

 

SGUARDI CRITICI

“Una «Vedova allegra déco e fiabesca». Grande successo al Carlo Felice… Micheletti ha spostato in avanti la vicenda, ambientandola negli anni Venti, vestendola di un’eleganza déco, appunto, raffinatissima e fantasiosa insieme. Soprattutto, ha spogliato l’operetta di quegli orpelli che certa tradizione le aveva aggiunto, riconducendo il tutto a una sobrietà espressiva davvero incisiva, che non ha sacrificato l’ironia ma l’ha invece ulteriormente valorizzata…
Da autentico «animale da palcoscenico», Micheletti ha interpretato un Danilo affascinante e ironico, sempre seducente, istrionico e dunque credibile sia nelle vesti del disincantato sciupafemmine che in quelle del sincero innamorato. Superfluo dire che la sua vocalità scura, piena e rotonda è perfetta per il ruolo.
Al suo fianco ha brillato per luminosità e dolcezza nel canto la Vedova di Elisa Balbo, anche lei davvero singolare perché giovane, delicata, frizzante…”

Fabio Larovere, “Corriere della Sera”, 8 gennaio 2022

“Carlo Felice, ma che bella ‘Vedova allegra’. Platea affollata, applausi a scena aperta, ovazioni finali… un allestimento lodevole sotto tutti i punti di vista… Merito principale di Micheletti quello di aver costruito uno spettacolo elegante, raffinato, perfettamente misurato in una comicità fresca ma mai volgare, pericolo questo in cui si cade spesso nel mondo operettistico. Le scene, molto belle, di Leila Fteita, rimandavano continuamente al valzer… Micheletti, inoltre ha strutturato un testo piacevole, vivace con battute divertenti e ironiche citazioni (ad esempio, verdiane).
Il ritmo narrativo impresso da Micheletti sul palcoscenico ha trovato in Fisch una bacchetta altrettanto sollecita a tradurlo in una lettura musicale ricca di verve, di brio, ma anche di  lirica cantabilità. Ottima l’orchestra e reattivo il cast.
Micheletti ha restituito un Danilo di rara efficacia. È difficile trovare un artista altrettanto bravo nel canto e nella recitazione. Micheletti ha dominato la scena regalando momento di sicuro divertimento. Ma ha avuto compagni di viaggio del tutto affidabili… Elisa Balbo (moglie di Micheletti e sua collaboratrice nella elaborazione della versione ritmica) ha restituito una vedova piacevole vocalmente e a proprio agio sul piano scenico.”

Roberto Iovino, “La Repubblica”, 31 dicembre 2021

La vedova allegra di Franz Lehár, in un nuovo allestimento che prevede anche una rinnovata traduzione italiana e l’adattamento drammaturgico di Luca Micheletti stesso e la versione ritmica in collaborazione con Elisa Balbo: baritono, interprete della parte di Danilo e regista lui, soprano e protagonista nei panni di Hanna Glawari lei, insieme sul palcoscenico, come lo sono nella vita privata, per dar vita a una messa in scena scoppiettante, dinamica e allegra, dai ritmi teatrali mai scontati e prevedibili…
Inutile immaginare spettacolo più intelligente e insieme godibile di questo, in un girotondo inesauribile di passioni e gioia di vivere fatto di siparietti umani che la regia mai fa cadere nel caricaturale fine a se stesso. Micheletti mette infatti in moto un meccanismo teatrale vivacissimo, scatenato ma sempre nel segno del buon gusto. La nuova traduzione italiana aiuta a inquadrare l’operetta nei suoi più consumati cliché, nelle sue godibili assurdità, e costruisce i personaggi alla perfezione…
Le controscene di danza, con valletti, maschere e grisettes, aiutano sempre, anche quando non previsti, tanto da render lo spettacolo scoppiettante e a vivacissima centrifuga teatrale. Quando poi sulla scena c’è Luca Micheletti si rasenta l’ideale. La presenza disinvolta e la voce di baritono bella e timbrata, con l’abilità di girare i suoni acuti rendendoli all’occorrenza quasi tenorili, fanno del suo Danilo un elemento di attrattiva sicuro. Vederlo recitare la parte dello spensierato sciupafemmine che si goda la vita sempre, con il disincanto del vero blagueur, spesso alticcio, è una vera gioia, perché lo fa con classe e fascino irresistibili… Tutto funziona a meraviglia in questa Vedova allegra genovese.”

Alessandro Mormile, “Connessi all’Opera”, 31 dicembre 2021

“Luca Micheletti oltre ai già citati ruoli di drammaturgo e regista è anche sul palco il Conte Danilo e la sua è una prova esemplare. La linea vocale, davvero preziosa per colore e timbro, si muove tra le righe del pentagramma duttile e morbidissima, risultando sonora ed avvolgente. Sempre misurato e raffinato l’interprete, grazie ad un fraseggio sfumato e variegato nel quale ogni parola viene valorizzata con la giusta enfasi, ogni accento si carica di emozione. Irresistibile anche sotto il profilo scenico, probabilmente in forza del suo stretto legame con il mondo del teatro di prosa, dove, grazie ad uno spiccato savoir-faire, riesce ad essere un vero e proprio mattatore che conquista il pubblico.
Altrettanto riuscita la prova di Elisa Balbo, impegnata nel ruolo del titolo. Il soprano ligure presenta una vocalità fresca, molto educata e caratterizzata da innata musicalità. Da ricordare, senza dubbio, l’esecuzione della canzone della Vilja, impreziosita da suggestivi, quanto impalpabili, pianissimi. Il fraseggio accattivante, talvolta ammiccante, ed ironico, unitamente ad una presenza scenica aggraziata e di grande fascino, contribuiscono a tratteggiare una Hanna Glawari giovanile, spensierata e raffinata. Trascinante l’affiatamento sul palco e nel canto con Luca Micheletti.”

Marco Faverzani – Giorgio Panigati, “Opera Libera”, 2 gennaio 2022

“Bella serata davvero. Genova chiude l’anno con una produzione di grande successo, che riempie platea e galleria e che risveglia l’entusiasmo delle grandi occasioni… Bravo quindi a Luca Micheletti, regista e ammaliante Conte Danilowitsch, che ha realizzato questo nuovo adattamento drammaturgico de La vedova allegra di Franz Lehár, in collaborazione con Elisa Balbo, che per l’occasione veste anche i panni della sua Hanna Glawari… bravi nei rispettivi ruoli, scenici e vocali. Una voce dal bel timbro, morbida e versatile e una personalità artistica affascinante per lui, bel gusto e musicalità per lei, vedova seducente (e affettuosa) più che inconsolabile…”

Barbara Catellani, “OperaClick”, 4 gennaio 2022

“Di grande fascino l’allestimento e l’ideazione scenica, dove la parola d’ordine è «leggerezza»… Un importante valore aggiunto dell’ideazione scenica è che Micheletti, nel fornire la propria lettura, propone non solo diversi livelli di lettura ma anche una prospettiva assai più approfondita del consueto… eppure senza mai appesantire un testo che per sua natura non può che essere luminoso, «di una gioiosa e orgogliosa incoerenza, di un’incauta ed esibita allegria». Quello concepito da Micheletti è uno spettacolo dove l’intelligenza fa rima con gusto e raffinatezza, in cui tutto funziona come nel perfetto meccanismo di un orologio, gestione delle masse inclusa.
Luca Micheletti non è solo il responsabile di regia e ideazione dell’allestimento, ma è anche parte attiva del cast. A ogni entrata in scena attira istantaneamente l’attenzione su di sé. La recitazione disinvolta e naturale (e vederlo nel ruolo dello sciupafemmine alticcio è fantastico), lo charme innato, la ragguardevole presenza vocale lo rendono un Danilo di primissimo piano. A completare il pregevole cast Elisa Balbo nel ruolo di Hanna Glawari: una vedova non convenzionale, di insolita freschezza, che oscilla tra delicati lirismi e umorismo tagliente; di particolare riuscita la canzone di Vilja, che si è meritata applausi a scena aperta. In questo titolo la Balbo imprime un’impronta caratteristica a un ruolo tanto rodato che sembrava improbabile potervi conferire un sapore nuovo… La Vedova allegra di Genova è uno di quegli spettacoli che rendono il teatro vivo.”

Luca Fialdini, “L’Ape musicale”, 31 dicembre 2021

“… nuova traduzione e rinnovato adattamento drammaturgico di Luca Micheletti che, completando così con la sua impronta artistica l’intera messa in scena, ne è anche il regista e, nel ruolo baritonale del Conte Danilowitsch, il co-protagonista. Un allestimento che in questo rivela ed enfatizza un impianto e una struttura drammatica robusta, altre volte un po’ nascosta in una attenzione prevalente alla sovrastruttura musicale forte della sua efficacia melodica e della sua limpida ritmica, una sintassi che nel suo svilupparsi in scena richiama la brillante commedia degli equivoci di Georges Feydeau, ad esempio, ed è capace di sostenere con coerenza una narrazione che inevitabilmente si rifà alle suggestioni della “Belle Époque”, ovvero alla ‘felicità’ di un mondo in decadenza.
È in relazione soprattutto a questo che si manifesta la lettura originale che ci restituisce Luca Micheletti, non per niente ultimo esponente di una lunga storia di teatro popolare, dalla famiglia Micheletti-Zampieri alla Compagnia I Guitti di cui è regista stabile, una lettura che privilegia gli accenti melanconici e anche più cupi che traspaiono sotto quella apparentemente inesauribile allegria… Una revisione dunque che, a mio parere, va oltre e supera le incrostazioni da melò holliwoodiano che nella modernità hanno forse sovrastato lo spirito profondo di questa drammaturgia in musica, per ritornare ad una sua lettura più intelligente e profonda.
Ma non solo la recitazione e la parola, anche il canto trova una coerenza maggiore nella qualità notevoli delle voci di tutto il cast a partire dallo stesso Micheletti e dalla sua co-protagonista Elisa Balbo (che tra l’altro ha collaborato a questa nuova versione ritmica) nel ruolo di Hanna Glawari. Impeccabili l’orchestra e il coro del Carlo Felice sotto la direzione del maestro concertatore Asher Fisch.”

Maria Dolores Pesce, “Dramma.it”, 31 dicembre 2021

“Il progetto parte dall’idea del regista Luca Micheletti (qui anche interprete quale Danilo) di riscrivere (fatte salve le arie della grande tradizione) il libretto, realizzando una nuova traduzione italiana e adattamento drammaturgico più adeguato al nostro sentire valendosi anche della collaborazione, per la versione ritmica, di Elisa Balbo (qui interprete di Hanna Glawari) e si pone come virtuoso e professionale esempio di vincente collaborazione artistica. È la passione per il teatro che si respira in questo spettacolo, una passione comunicata con giusta eleganza (questa operetta quasi la esige) attraverso un linguaggio misurato ma coinvolgente nella sua briosa leggerezza…
La regia impostata da Micheletti sfrutta al meglio le caratteristiche del palcoscenico genovese, non lesinando colpi di scena in una visione che sembra uscita dall’universo estetico evocato dai figurini di Erté: un banchetto intorno ad un tavolo rotante su cui troneggia un gigantesco lampadario di cristallo nel I Atto, l’arrivo di Hannah Glawari in mongolfiera nel II, culminante poi nella scena del “pavillon” con la presenza di una variopinta giostra (che mutua il mondo di Mary Poppins con il labirinto di specchi creato da Orson Welles ne La signora di Shangai in una metafora sullo sfaccettato e complesso, dietro l’apparente giocosità, universo femminile), per chiudersi nel III con uno Chez Maxim visto attraverso una duplice lente che alterna il palcoscenico al retropalco dove peraltro, con straniante intensità, si chiudono i giochi amorosi tra Danilo e Hanna e teatro e finzione giocano a rimpiattino, sulla scena e nella vita, in una vorticosa danza che diverte con sciolta brillantezza.
Un bell’impianto registico dunque che può trovare la sua efficacia in teatro solo se supportato da un cast che, nel particolare caso dell’operetta, deve contemplare artisti professionali, eclettici e completi. Luca Micheletti costruisce il suo Danilo in perfetta sinergia con il mondo da lui creato, attraverso una recitazione sorniona e raffinata che lo rende motore dello spettacolo, cui dona un’interpretazione vocalmente robusta e sfaccettata sostenuta da un fraseggio ed accento fluidi ed impeccabili. Al suo fianco Elisa Balbo tratteggia un’affascinante Hanna Glawari cui l’interessante vocalità dona elegante sobrietà e giusta partecipazione.

Silvia Campana, “I teatri dell’Est – Opera senza confini”, 8 gennaio 2022

“Luca Micheletti è uno dei talenti teatrali più eclettici del nostro tempo… La vedova allegra  andata in scena a Genova a cavallo tra 2021 e 2022 ha riassunto tutte le abilità di Micheletti: regista, attore, cantante, traduttore di un nuovo adattamento drammaturgico del capolavoro di Lehar. Insomma, mattatore assoluto. Ma ben lungi dal diventare solo un one man show, questa produzione si è fatta apprezzare nel suo complesso… Micheletti, da regista, possiede il dono di saper stupire, ma con grazia… Ma il principale merito di Micheletti, nell’affrontare un titolo così noto, è quello di scatenare un meccanismo teatrale implacabile, senza ricorrere alle stampelle delle gag. È la struttura che dà il ritmo allo spettacolo, non i singoli pezzi di bravura.”

Luca Baccolini, “Musica”, febbraio 2022

“… da apprezzare particolarmente il ruolo avuto da Luca Micheletti che, oltre a essere autore di una nuova traduzione italiana e di un nuovo adattamento drammaturgico, firmava una divertente quanto garbata regia, regalando, inolte, una scintillante interpretazione nei panni del Conte Danilo.”

Gianni Bartalini, “Gazzettino Sampierdarenese”, 2 gennaio 2022

“Nei panni del Conte Danilo Danilowitsch  troviamo un superlativo Luca Micheletti che mette in campo doti attoriali e canore da manuale; il suo personaggio è volitivo, scaltro, sornione, a tratti ilare e la vocalità che lo accompagna non tradisce ogni intenzione caratteriale. L’entrata sull’auto d’epoca è esilarante, le note scorrono fiere e spavalde sempre ben a fuoco e la gestualità è ricca di cure e particolari che non passano inosservati.”

Simone Tomei, “Gli Amici della Musica”, 2 gennaio 2022