FAUST RAPSODIA / Ravenna Festival 2021
Faust rapsodia
Dal ciel sino all’inferno
scene dalla tragedia di Johann Wolfgang Goethe (Faust I und II)
musica di Robert Schumann
(Szenen aus Goethes Faust, selezione dall’opera)
traduzione italiana di
Andrea Maffei (1869) scene recitate
Vittorio Radicati (1895) scene cantate
elaborazione drammaturgica e regia Luca Micheletti
maestro concertatore e direttore Antonio Greco
scene e sculture Ezio Antonelli
light designer Fabrizio Ballini
costumi Anna Biagiotti
Faust
Edoardo Siravo attore Vito Priante baritono
Margherita, poi La Cura
Elisa Balbo soprano
Mefistofele
Roberto Latini attore Riccardo Zanellato basso
e con Michele Arcidiacono, Sofia Barilli, Davide Cavalli, Erica Cortese, Martina Cicognani,
Francesca De Lorenzi, Mariapaola Di Carlo, Francesco Errico, Veronica Franzosi, Matteo Ippolito, Franco Magnone, Valentina Mandruzzato, Ciro Masella, Giorgia Massaro, Luca Massaroli, Ivan Merlo, Jacopo Monaldi Pagliari, Giuseppe Palasciano, Danilo Rubertà, Angelo Sugamosto, Lorenzo Tassiello, Yulia Tkachenko, Andrea Triaca, Maria Luisa Zaltron
assistente alla regia Francesco Martucci
direttore di scena Luigi Barilone
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro Luigi Cherubini
in collaborazione con il Coro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” di Ancona
nuova produzione di Ravenna Festival
foto di scena Luca Concas / Ravenna Festival
Come Dante, tra i più grandi esploratori dei confini del mondo e dell’umano è Faust, che protagonista di una leggenda tardomedievale trova nella penna di Goethe un profilo universale, dantesco si direbbe, nella dimensione del viaggio che compie dal male incontrato nel suo fatale e diabolico compagno fino alla redenzione per il tramite di una donna amata. È questa una “rapsodia” inedita e visionaria, che rispecchia la vocazione frammentaria delle opere originali: una ragionata scelta di numeri dall’incompiuto oratorio profano di Schumann fatti dialogare con alcuni quadri del poema goethiano – entrambi in traduzioni italiane ottocentesche, rispettivamente di Vittorio Radicati e di Andrea Maffei. Assecondando il monito di Goethe a pensare il teatro come l’unico luogo al mondo in cui sia possibile attraversare l’universo “con prudente velocità… dal Ciel sino all’Inferno”.
SGUARDI CRITICI
“Qui, messa al Teatro Alighieri nelle mani di Luca Micheletti – uomo di teatro a tutto tondo, personalità poliedrica e di inesausta inventiva – ne è sortito qualcosa di nuovo e di diverso. Faust Rapsodia (sottotitolo Dal ciel sino all’inferno) è uno spettacolo ripensato radicalmente, che solo in parte rispetta le cadenze originali delle sette Szenes originale, scompaginandole senza stravolgerle del tutto. Possibilità, peraltro, già suggerita dallo stesso scrittore di Francoforte.
Per esso ha elaborato una nuova, ammaliante drammaturgia, sistemando nuove situazioni, eliminando alcune figure ed introducendone di nuove. Per le parti recitate, si recupera la bella traduzione ottocentesca dell’immenso poema di Goethe, per mano di Andrea Maffei; e per quelle cantate, i meno nobili versi che Vittorio Radicati – marito di Julie, terzogenita di Schumann – approntò per la prima esecuzione italiana (Bologna, 1895).
Faust rapsodia viene scandita da un acrobatico succedersi di tableaux che coinvolgono ogni meccanismo scenico possibile, con rapidi cambi a vista, in un continuo scomporre e ricomporre l’apparato visivo sotto un fluttuare di luci – fondamentale l’apporto del light designer Fabrizio Ballini – mentre scorrono davanti a noi figure d’ogni genere.
Se già il compositore di Zwickau previde per ogni interprete più personaggi, nella sua drammaturgia Micheletti sdoppia in scena i panni di Faust fra l’attore Edoardo Siravo ed il baritono Vito Priante, e quelli di Mefistofele fra l’attore Roberto Latini ed il basso Riccardo Zanellato, affidando ad Elisa Balbo il diafano e trepidante ruolo sopranile di Margherita. Ma sarà anche l’inflessibile Cura che lo acceca. Ognuno a modo suo formidabile, espressivo interprete, nell’ambito d’una concentrata vigorosità.
Una macchina teatrale perfettamente gestita. La scena è spesso affollata, occupando palco, buca e platea, ma nulla è lasciato al caso. Seguendo un’ideazione drammaturgica ben solida, Micheletti gestisce ogni cosa con assiomatica abilità, proponendo due ore di intenso spettacolo in cui Inferi ed Empireo si oppongono in lotta.”
Gilberto Mion, “Teatro.it”, 7 ottobre 2021
“Luca Micheletti – che ne cura l’elaborazione drammaturgica e la regia – è infatti anzitutto uomo di teatro a tutto tondo, attore e regista, nonché finissimo intellettuale capace di restituire le opere a cui si approccia con inedita profondità. Il fatto poi che da alcuni anni abbia intrapreso una luminosa carriera quale baritono aggiunge ulteriore valore al suo operato…
Quella di Micheletti è una possibile incarnazione del Faust di Goethe, fedele all’affermazione del poeta che la sua opera poteva essere scomposta e ricomposta. Il regista decide così di costruire la drammaturgia intorno al palinsesto costituito dalla musica di Schumann: tessere del mosaico Faust che tuttavia non possiedono il limite della frammentarietà e invece restituiscono piena e potente la sostanza della vicenda, con tutte le sue implicazioni filosofiche ed esistenziali. Ciò che opera in scena, per il regista, è l’oscuro potere della metamorfosi, di cui Faust è il simbolo e il teatro regno indiscusso… E quella particolare luce di grazia che giustamente Micheletti scorge nei capolavori incompiuti (si pensi solo ai prigioni michelangioleschi) assume qui la forma non tanto della chiarità quanto delle tenebre… Fedele alla sua idea, Micheletti ricorre a tanti espedienti teatrali per costruire uno spettacolo vivace, articolato, sorprendente e a tratti spiazzante. Grazie anche alla presenza di un nutrito gruppo di bravissimi attori e danzatori, una sorta di “corte dei miracoli” riunita dalla partecipazione alle precedenti edizioni del Festival o dalla pluriennale condivisione di un lavoro attorno all’opera di Goethe avviato dal regista con appositi laboratori… Vivissimo successo per tutti.”
Fabio Larovere, “Connessi all’Opera”, 3 ottobre 2021
“… fautore e regista, Luca Micheletti, musicista e attore discendente di una famiglia di lunga tradizione nel teatro popolare, diventato regista teatrale di successo (premio UBU 2011 e premio internazionale Pirandello 2015), poi scopertosi baritono di ottimo livello e infine regista d’opera.
Nello spettacolo Faust rapsodia ravennate, emulo moderno di Dante nel suo viaggio di conoscenza, ha messo tutto il suo background di uomo di teatro e di musicista per caratterizzare il percorso del protagonista che, come Dante, attraversa gli inferi cedendo la propria anima, salvo trovare anch’egli la redenzione grazie alla donna amata, impersonata dal soprano Elisa Balbo, figura eterea e lunare che può bene rappresentare la pura quattordicenne Margherita. Ella è l’unica a non avere sulla scena un’attrice-doppio e a sostenere da sola il ruolo che la vuole sedotta da orrendi spiriti, streghe e maschere infernali, abbandonata candida sul letto nuziale come nel quadro L’incubo del pittore visionario Johann Einrich Fusslii. Affranta dall’orrida sorte, ella troverà nel dolore la via della redenzione…
La macchina teatrale è potente e suggestiva e a sorpresa muove decine di umani smarriti e di spiriti maligni, creature malvagie, strampalate maschere della Commedia dell’Arte, sconvolgendo la scena priva di orpelli inutili e invadendo l’area coperta del golfo mistico, con il cromatismo allucinante delle luci di Fabrizio Ballini che fendono di rosso infernale il blu degli abissi e le scene, sculture e video di Ezio Antonelli, quasi un ripasso della lunga tradizione del teatro dell’arte e della rappresentazione popolare…
Lo spettacolo è nuovo come concezione e come visione: non a caso il pubblico è posto circolarmente nei palchi sullo strapiombo degli inferi, colpito alternativamente, non meno che dal pathos proveniente dalla scena, dalla musica che sprigiona dalla platea interamente occupata dall’Orchestra Giovanile Cherubini e dal M° Antonio Greco, qui a cimentarsi con una superba prova di direzione orchestrale nonché corale…”
Attilia Tartagni, “Gli Amici della Musica”, 7 ottobre 2021
“«Tritare e reimpastare», questa è l’essenza del teatro, la prima regola per arrivare al cuore del pubblico, che nel celebre prologo del Faust appare come una dichiarazione di intenti. E che nella Faust rapsodia il regista e drammaturgo Luca Micheletti ha preso alla lettera…
Sontuosa e di sicuro impatto emotivo, la scena conquista il pubblico…”
Susanna Venturi, “Corriere Romagna”, 5 ottobre 2021